Ho sempre avuto una grande difficoltà a spiegare quale sia il mio lavoro. Sarà dovuto alla mia difficoltà nel mettere delle etichette, o dalla varietà di cose che comprende ciò che faccio, o il fatto che ciò che faccio è strettamente correlato a ciò che sono.
Ma partiamo dalle risposte semplici.
Mi chiamo Ilaria Improta, ho 34 anni e sono laureata in Ingegneria dei Materiali presso l’Università degli studi di Napoli Federico II.
Ho scelto questo percorso di studi perché ai tempi delle scuole superiori tra me e la chimica è stato subito amore ed ho sempre pensato che lavorare all’interno di un laboratorio, sperimentare, essere parte attiva di una scoperta scientifica sia una cosa bellissima.
Proseguendo con gli studi, mi sono resa conto che una delle cose che più mi piaceva fare nella vita era studiare. L’idea di essere sempre aggiornati nel proprio settore di interesse, il saper rispondere alle domande che mi venivano poste e il poter risolvere gli interrogativi che ci ponevano i comportamenti dei materiali che ci circondano è sempre stata una delle motivazioni della mia vita.
Forse è proprio per questa voglia di scoprire sempre cose nuove e di essere un tassello della scienza che ho deciso di intraprendere il percorso di dottorato (ormai giunto quasi al termine); infatti sono quasi dottorata in ‘Ingegneria dei prodotti e processi industriali’.
Il dottorato è un percorso tortuoso, che spesso ci mette di fronte ai nostri limiti, ma ci fa anche capire quanto siamo disposti ad impegnarci per ciò che amiamo e ci dà la possibilità di indagare profondamente su noi stessi.
Dal mio percorso ho capito quanto io sia una persona estremamente indipendente e quanto non mi piaccia essere alla base della piramide lavorativa. Ho capito anche che non sono neanche una persona particolarmente ambiziosa, disposta a tutto pur di salire nella scala delle gerarchie. Sono invece una persona alla quale piace dire la sua, con tante idee, tanta creatività e tanta voglia di confrontarsi e di condividere con gli altri il proprio pensiero.
Forse è per tutti questi motivi che l’idea di creare una startup che possa definire ‘mia’ mi è parsa una delle cose più stimolanti che mi sia capitata in ambito lavorativo (oltre che una delle più impegnative).
Forse Wolffia è nata proprio per questo, per la voglia che avevo (anzi che avevamo) di creare qualcosa di proprio, qualcosa in cui sentirsi liberi di scegliere, liberi di confrontarsi, un qualcosa che potesse diventare ciò che volevamo.
Ovviamente non posso evitare di citare i miei compagni di viaggio, perché se il proprio percorso professionale è importante, le persone che ti accompagnano, che ti proteggono, che ti ascoltano e quando serve ti vanno anche contro è la parte più importante della propria crescita personale.
Per me questo è il riassunto di ciò che significa essere imprenditore.
Per me essere imprenditore significa avere la possibilità di essere ciò che si vuole, senza etichette, ma solo con milioni di possibilità che si aprono davanti la propria strada.
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